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Tra i 0 e i 3 anni
La prima visita dal pediatra in caso di sospetto di Disturbi delle Spettro Autistico (DSA)
IN DUE PAROLE
I primi mesi di vita costituiscono un momento di grande impegno per il/la neonato/a rispetto all’adattamento all’ambiente esterno e i genitori possono già accorgersi di comportamenti potenzialmente anomali e meritevoli di approfondimento, o perché attenzionati anche dagli insegnanti dell’asilo nido o dell’asilo. Tu o la tua famiglia o gli insegnanti dell’asilo di tuo/a figlio/a in caso di sospetti, la cosa migliore che potente fare è discuterne con il proprio pediatra di libera scelta del bambino/a in modo da valutare la necessità di rivolgersi a una struttura specializzata riconosciuta dal Sistema Sanitario Regionale, come le unità di neuropsichiatria infantile, per una valutazione più approfondita o dal servizio TSMREE in ASL. Nella presente scheda si riporta il vademecum per meglio gestire l’attivazione della visita e le eventuali procedure che ne seguono in caso che il rischio potenziale di DSA sia confermato anche dal Pediatra di Libera Scelta (PLS)
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Se al tuo/a bambino/a ha manifestato vari campanelli di allarme in tua presenza o dei tuoi famigliari o degli insegnati dell’asilo allora è opportuno recarsi quanto prima dal proprio pediatra e lasciare a questo valutare la necessità di prescrivere una visita specialistica per effettuare un opportuno triage che identifichi l’effettivo livello di rischio di DSA e quindi la necessità di attivare una vera e propria visita diagnostica presso le strutture preposte in ASL o presso i centri di 3° livello nelle Aziende Ospedaliere.
Intorno ai 2 anni è stata identificata la tappa “segnali generici”, che rappresenta il periodo in cui sorgono i sospetti, più spesso da parte della famiglia, e in particolare della mamma o del papà, come pure degli operatori dell’asilo nido o del pediatra stesso. Il/La bambino/a con un disturbo dello spettro autistico può presentare ritardi nel linguaggio, ma ottime capacità motorie; può essere molto bravo/a comporre un “puzzle”, ma avere problemi con le attività sociali; può apprendere compiti difficili, ma non riuscire a impararne di facili. Nonostante i sintomi possano essere molto diversi e variare da bambino/a a bambino/a, attraverso il dialogo con il proprio pediatra o anche tra membri della famiglia, così come con gli insegnanti a scuola, si possono evidenziare dei segnali già entro i primi 2 anni di vita.
Il percorso più comune prevede la visita dal Pediatra di Libera Scelta (quello del SSN) che in alcuni casi viene saltata per passare direttamente alla visita specialistica o diagnostica.
Osservare il comportamento, fin dai primi mesi di vita, è utile per individuare precocemente eventuali campanelli di allarme e sottoporre il/la bambino/a ad una prima visita. Secondo alcuni studi proposti da CDC - Center for Desease Control - ci sono alcune caratteristiche, che nel caso vengano rilevate, è necessario richiedere una valutazione medica:
Entro 6 mesi
Pochi o nessun grande sorriso o altre espressioni, gioiose e coinvolgenti;
contatto visivo limitato o assente.
Entro 9 mesi
Poca o nessuna condivisione di suoni, sorrisi o altre espressioni facciali.
Entro 12 mesi
Ridotta o nessuna emissione di suoni;
piccoli o nessun gesto come indicare, mostrare, raggiungere o salutare;
poca o nessuna risposta al nome.
Entro 16 mesi
Pochissime o nessuna parola.
Entro 24 mesi
Pochissime o nessuna frase significativa di due parole (escluso l'imitazione o la ripetizione).
A qualsiasi età
Perdita del linguaggio o delle abilità sociali acquisite in precedenza, balbettio;
contatto oculare scarso o assente;
preferenza persistente per la solitudine (anche se è un criterio messo in discussione);
difficoltà a comprendere i sentimenti degli altri;
sviluppo ritardato del linguaggio;
ripetizione persistente di parole o frasi (ecolalia);
resistenza a piccoli cambiamenti nella routine o nell'ambiente circostante;
interessi limitati;
comportamenti ripetitivi (sbattere “le ali”, dondolarsi, girare, ecc.);
rigidità cognitiva, comprensione letterale della comunicazione, difficoltà a comprendere linguaggio ironico, metafore, ecc.
L’Istituto Superiore di Sanità, attraverso l’Osservatorio sull’Autismo, ha stilato una serie di domande che rappresentano una motivazione solida per avviare una fase di approfondimenti. (link a box di approfondimento).
Box approfondimento
“Campanelli di allarme” stilati dall’Osservatorio Autismo dell’Istituto Superiore di Sanità
Il tuo bambino indica un oggetto guardando contemporaneamente i tuoi occhi?
Come precedentemente indicato, se le risposte a molte di queste domande risultano negative sarà imprescindibile avviare la fase diagnostica che inizia con l’informare e discuterne con il proprio pediatra (es. il Pediatra di libera scelta del SSN) in modo da prescrivere una visita specialistica con un neuropsichiatra infantile (specialista in ASL del servizio TSMREE).
È necessario prestare attenzione al profilo neuro-comportamentale fin dai primi mesi di vita, nucleo essenziale dell’interazione e dello scambio emotivo nel rapporto precoce mamma-bambino/a e premessa per la conoscenza di se stessi, degli altri e per l’acquisizione delle abilità sociali. Successivamente attenzione dovrà esser posta a:
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